L’anno della pandemia ha fatto molto male alla stagione sciistica in Italia e il 2021 non è partito meglio. Col nuovo Dpcm gli impianti di risalita resteranno chiusi (almeno) fino al 15 febbraio e la cosa non ha fatto piacere a nessuno. Ne soffrono gli appassionati di montagna, che sarebbero evasi volentieri dalle frustrazioni della città, ma ne soffrono anche gli addetti ai lavori che vedono ridotto al lumicino il loro guadagno. Ecco perché non stupisce più di tanto la dura presa di posizione dell’assessore alla Montagna di Regione Lombardia Massimo Sertori sulla chiusura degli impianti di sci.
Le dichiarazioni
L’assessore Sertori è molto preoccupato per il futuro degli operatori degli impianti sciistici. In merito alla chiusura degli impianti di sci ha così commentato:
Basta prendere in giro la montagna. La decisione del governo di prorogare la chiusura gli impianti di risalita avrà serie ripercussioni per l’intero comparto che incassa un altro duro colpo. Le regioni alpine hanno pronta una proposta di ristori che, grazie al nostro pressing, sarà oggetto di discussione nella prossima Conferenza delle Regioni.
La situazione in Europa
Quello che fa infuriare gli addetti è il confronto con gli altri paesi europei sulla chiusura degli impianti di sci. Sempre Sertori rimarca:
Possibile che in Austria, Francia, Svizzera e Germania queste attività siano indennizzate e quindi si fa in modo di scongiurare il loro fallimento, mentre in Italia rimane solo un enorme, incredibile e indicibile punto di domanda?
La situazione degli operatori è in sospeso:
senza poter programmare l’avvio delle attività, la riapertura di hotel, rifugi, ristoranti e la ripartenza di noleggiatori di attrezzature per gli sport alpini, dei maestri di sci. Ci sono migliaia di in attesa di poter tornare a lavorare. Ed è per questo che non passa giorno che le Regioni alpine e le province autonome non chiedano al governo garanzie, oltre che tempestività, nell’erogazione di ristori.
Le conclusioni
Chiosando sulla chiusura degli impianti di sci prorogata, con una finestra di attività ridotta a poche settimane:
La stagione turistica invernale del 2021 è pressoché azzerata e si corre il serio rischio di gettare l’industria della neve in una crisi senza precedenti quantificata in oltre 10 miliardi di euro di perdite di fatturato. Ancora una volta la montagna è costretta a pagare un prezzo troppo alto a causa della poca conoscenza e sensibilità di un governo, che è sempre più distante dai problemi della gente.
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