Si è molto parlato di bonus montagna in Italia ma è giunta l’ora di constatare l’effettiva realizzazione del tutto. Sono stati stanziati i soldi promessi? Quanti? Sono arrivati? Come sono stati usati? Sembra che le prime risposte ai tanti quesiti non siano affatto incoraggianti ma è bene addentrarci nel discorso per vederle più ne dettaglio. Soprattutto per quanto concerne i sostegni per le montagne dell’Appennino.
Lo stato degli aiuti
Dei 700 milioni di euro previsti all’interno del Decreto Sostegni da destinare alla montagna italiana, i sostegni per le montagne dell’Appennino sembrano davvero scarsi e inadeguati. Lo dimostra il fatto che all’Amiata arriverebbero poche risorse e la stessa sorte spetterebbe alle altre stazioni sciistiche toscane e all’Appennino in generale. In questi giorni, dalle località sciistiche del Nord a quelle appenniniche fino al monte Amiata è aperta un’accesa discussione circa i criteri di ripartizione degli aiuti concessi alla montagna:
Stando all’attualità, dei 700 milioni (un provvedimento storico per l’importo e per la destinazione specifica a un territorio spesso ignorato) alla Toscana arriverebbero circa 2 milioni e ottocentomila euro, di questi circa 280mila euro giungerebbero sul monte Amiata. 170mila euro dovrebbero finire a sostegno del settore impianti e i restanti 110mila dovrebbero essere messi a disposizione delle attività economiche come ad esempio, alberghi, ristoranti, scuole di sci, un comparto che sull’Amiata da lavoro a circa 450 persone.
Quali sono i criteri scelti per la suddivisione dei fondi
C’è una ratio dietro alla divisione del bonus montagna? Attualmente sembra essere il numero delle presenze turistiche certificate che naturalmente premia quei territori che hanno un numero maggiore di alberghi. Nello specifico è il Trentino Alto Adige che la fa da padrone accaparrandosi circa l’80% dei ristori totali. Ciò penalizzerebbe fortemente la Toscana, ma anche l’Emilia Romagna e in generale l’Appennino. Questo è il vulnus dei sostegni per le montagne dell’Appennino
Tornando all’esempio del monte Amiata, di questo passo e con queste condizioni le società degli impianti del monte Amiata avrebbero grandi difficoltà a nell’affrontare una nuova stagione. Il rischio concreto è quello di chiudere definitivamente. Dalle montagne pistoiesi all’Amiata si espande il grido d’aiuto rivolto alla Regione Toscana perché tramite l’assessore Leonardo Marras e il presidente Eugenio Giani queste problematiche arrivino a Roma e permettano, prima che sia troppo tardi, di rivedere i criteri scelti per la suddivisione del nouns montagna.
Il problema di valutare il fatturato
Se invece, come qualcuno prospetta, il criterio dell’assegnazione dei fondi dovesse essere il fatturato, le Regioni e Province autonome avrebbero lo stesso una percentuale di circa il 65% mentre la Toscana avrebbe circa lo 0,70% e l’Emilia lo 0,90%. Anche questo sarebbe un dato penalizzante per le nostre stazioni sciistiche nel suo complesso. I sostegni per le montagne dell’Appennino, quindi, sarebbero anche in questo caso irrisori,
Il futuro delle stazioni sciistiche degli Appennini dipenderà molto da questi fondi, sicuramente sarà cruciale per la stazione sciistica del monte Amiata che ad oggi, dopo due inverni in rosso, avrebbe dei seri problemi a ripartire. La sua chiusura innescherebbe una gravissima crisi del comparto turistico locale.
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