La montagna d’estate è una cosa bella, bellissima, ma non si devono dimenticare i problemi che possono intercorrere durante questa stagione. In particolar modo, grande effetto del riscaldamento globale arriva sull’acqua che in queste settimane crea fiumi italiani in secca. Stando ai dati raccolto, svariati corsi d’acqua, tra cui il Po, sono alle strette. Anche i ghiacciai alpini sono ormai praticamente senza neve, diventando sempre più verdi. Sembra assurdo doverlo ammettere, ma anche in Italia esiste una vera e propria guerra dell’acqua, con conseguenze pesanti sulla popolazione e sull’agricoltura.
Fiumi italiani in secca, quali sono
Il tema dei fiumi italiani in secca nasce soprattutto dalla situazione del Po:
Già a marzo era in secca, raggiungendo i livelli tipici del periodo di ferragosto. Una situazione provocata dall’assenza di precipitazioni. Le piogge che si sono verificate a maggio hanno placato un po’ l’enorme sete del corso d’acqua, ma il fiume resta ancora agonizzante e sotto osservazione.
Non è l’unica brutta notizia in tal senso:
Stanno calando in maniera drammatica i livelli del Tevere e Liri, nel Lazio. Molto grave lo scenario anche in Toscana, dove l’Arno mostra una portata pari al 27% della media e l’Ombrone è sofferente e trasporta solo 1,56 metri cubi al secondo. Non va meglio in Abruzzo, Regione in cui sono stati toccati deficit superiori al 90%. In Campania, invece, il fiume Garigliano è molto più asciutto rispetto agli ultimi anni.
Laghi italiani in secca, quali sono
Risultano a secco anche diversi dei più importanti laghi italiani:
- il lago Maggiore, che è prossimo a sfiorare nuovamente il minimo storico dal 1946
- il lago di Bracciano
- il lago di Nemi, nel Lazio.
Su questo s’è così espresso l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche:
Una delle zone maggiormente interessate dalla scarsità d’acqua sono i Colli Albani dove, per evitare interruzioni di fornitura idrica, il gestore Acea Ato2 si è rivolto alla Regione per chiedere un incremento del prelievo dalla sorgente del Pertuso, una delle fonti del fiume Aniene, la cui condizione già critica (-60% sulla media 1953-1974) non potrà che ulteriormente aggravarsi.
Se la perdurante condizione di siccità sul Nord Italia ha permesso di concordare azioni di contrasto alle criticità idriche, il repentino precipitare della situazione in Centro Italia obbliga ad interventi d’emergenza” ha commenta a tal proposito Francesco Vincenzi, Presidente dell’ANBI.
I cambiamenti dei ghiacciai
Se i fiumi italiani in secca sono una realtà, lo è anche la mutazione delle Alpi. Lo conferma un recente studio internazionale, che mostra come la vegetazione sulla catena montuosa più importante d’Europa sia aumentata del 77% dal 1984 a oggi. Perché?
Perché negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un aumento repentino delle temperature e alla riduzione di precipitazioni, tutti fattori che hanno contribuito a stravolgere il paesaggio alpino.
La situazione del ghiacciaio Rodano, il più antico delle Alpi, è critica. Per rallentare lo scioglimento del ghiaccio, infatti, è stato coperto da teli termici ma non servirà a molto a lungo andare. Bisogna agire tutti insieme prima che la natura italiana diventi irriconoscibile e, con un pizzico di egoismo, bisogna godersi la montagna finché si può… ma sempre in sicurezza.
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