Intervista a Luca Argentero? E’ nostro uso riportare quelle che appaiono in giro sul web per darti modo di conoscere il pensiero di personaggi legati col cuore e con la mente alla passione per la montagna. E’ un aiuto anche questo. Si tratta di condivisione e di conoscenza di esperienza di chi non ha la tua stessa vita e, per questo, può apportare nuovi spunti alle tue valutazioni sul tema.
Chi è Luca Argentero? Per i pochi che non lo sanno è un attore italiano molto bravo e molto noto che ha lavorato con registi di calibro di Ozpetek e Placido e che, in quanto originario di Torino, non ha mai nascosto il suo amore per le escursioni e le arrampicate. Cosa significa per lui la montagna? come si approccia alla gita? Come cura la sua sicurezza?
Questo e molto altro nell’intervista rilasciata da Montagna Tv che ti riportiamo di seguito.
Luca, ci par di capire che la tua vita sia stata profondamente segnata dalla passione per la montagna, è così?
Ho iniziato a frequentare la montagna ancora neonato. Le terre alte sono state una presenza fissa, una costante che in famiglia continuiamo a coltivare tutt’ora. Probabilmente mentre stiamo parlando mio padre è abbarbicato da qualche parte a godersi la natura.
Da ragazzino erano due i miei punti di riferimento: Bonatti, che è stato la mia letteratura, e Alberto Tomba di cui avevo il poster in camera.
Ne parli come fossero pilastri portanti di una parte della tua vita. Come, questi due atleti legati al mondo della montagna, hanno contribuito a segnare la tua vita?
Questa è la riflessione a cui sono arrivato dopo essermi chiesto se questa fosse la vita che sognavo da bambino. Ho cercato di ragionare sulle scelte che hanno portato uno studente di economia e commercio a prendere una strada del tutto distonica rispetto a quella che si stava costruendo, cominciando a fare l’attore.
La risposta?
Mi hanno stimolato con il loro coraggio, che poi è il minimo comune denominatore tra questi personaggi. Hanno influenzato il mio immaginario e il mio carattere spronandomi a dare il massimo quando qualcuno ti dice che una cosa è impossibile da fare. È un meccanismo che scatta e ti da lo stimolo per riuscire, nello sport come nella vita, indipendentemente dall’obiettivo che ti sei posto.
Le storie di Bonatti o di Tomba mi hanno dato il metodo, mi hanno insegnato come intraprendere nuove avventure che potrebbero sembrare assurde, che sembrano assurde a me stesso ma che in realtà mi hanno permesso di vivere una vita felice e appagante come quella che conduco oggi.
Lasciamo per un attimo i personaggi per tornare a parlare di terre alte. Cosa rappresenta per te la montagna?
È un mantra. Io passo il novantanove percento della mia vita in una realtà che si muove con ritmi velocissimi, dove succedono un sacco di cose in pochissimo tempo. La montagna diventa non solo un rifugio, ma un riequilibratore che compensa la mia agenda quotidiana.
L’ambiente della quota ti obbliga a un ritmo che è quello del tuo respiro, del tuo cuore. Ti obbliga a riconsiderare la velocità scegliendo quella più funzionale al tuo organismo. Non puoi forzare oltre quel che il fisico ti permette e devi imparare a calibrare lo sforzo con le sensazioni senza forzare nulla a causa degli impegni, come spesso mi accade di fare nella mia quotidianità.
Spesso condividi con il tuoi fan questi momenti di pausa, di stacco dalla velocità quotidiana…
Trovo utile, da personaggio pubblico, l’opportunità di condividere e far conoscere una passione sana. Quello che faccio è un richiamo costante verso uno stile di vita votato all’attività sportiva e alla vita all’aria aperta. È un invito per sottolineare, soprattutto alle nuove generazioni, quanto sia importante e bello ritrovare il piacere di passare del tempo a contatto con la natura.
Io non posso che ritenermi fortunato ad aver avuto un padre che il sabato pomeriggio, anziché portarmi al centro commerciale, mi portava a fare una ferrata.
Sei da molto tempo impegnato nella divulgazione della montagna, qualche anno fa è infatti andato in onda il factual “Pericolo Verticale” dedicato alla valorizzazione del lavoro svolto dai volontari del Soccorso Alpino. Un modo per conoscere le terre alte da un punto di vista nuovo?
Per conoscere e far conoscere un’eccellenza. Il lavoro svolto dalla struttura e dalle persone del Soccorso Alpino Valdostano è un punto di riferimento per chi vive la montagna. Un’organizzazione che ti garantisce la tranquillità e la sicurezza di poter affrontare una salita avendo alle spalle la garanzia che, in qualche modo, c’è qualcuno che veglia su di te.
A fianco di questo c’era poi lo scopo di mostrare e far capire come qualsiasi ambiente naturale vada affrontato con le dovute precauzioni: se si vuole andare in montagna è necessario sapere cosa si sta facendo.
*** Leggi anche l’intervista al grande alpinista Davide Camandona ***
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