Sotto il traffico infernale della strada del Gottardo si erge una parete eccezionale: la Teufelstalwand. Questo muro di granito è da riscoprire con urgenza. In particolare la sua via Zeichen der Freundschaft, riattrezzata nel 2010. Del Claude Remy
Con una roccia simile, sai subito che la giornata sarà una festa. I movimenti si concatenano con un piacere tale che ci si sente quasi attratti verso l’alto. Ciò nonostante, questo gioiello da arrampicare che è il granito della Teufelstalwand (letteralmente «parete della valle del diavolo»), non lontano da Andermatt, nel cuore delle Alpi, era ancora sconosciuto fino a poco fa.
Va detto che il quadro subitaneo della parete è squallido. A strapiombo sopra il ben noto Ponte del Diavolo, con il suo intenso traffico stradale e ferroviario da e per il passo del Gottardo, il piede della Teufelstalwand è incassato, rumoroso e puzzolente. Qualcuno ha detto infernale? Per di più, accedervi non è facile né evidente.
Un gioiello ben nascosto
D’altro canto, superati questi disagi iniziali, con la via Zeichen der Freundschaft si scopre un perfetto granito teso, che offre un’ascensione straordinaria lungo fessure e diedri rettilinei. Una delle più belle arrampicate della Svizzera! Appoggiando la suola si avvertono talvolta quei fruscii musicali tipici delle grane compresse, che generano una specie di inquietudine giubilante… Sto per scivolare? Ma no, tiene benissimo! Poi, una mano risale lungo la fessura schietta, dai bordi rugosi e solidi che favoriscono una tenuta e una progressione rassicuranti.
«Sosta!», esulta Jean-Mi. «Questo diedro è incredibile, è ancora migliore delle prime lunghezze.» Ancora migliore? Sarà mai possibile? Ma certo, ha ragione. Ecco la fessura successiva, dai bordi paralleli, che si innalza dritta verso il cielo, come nei sogni. Giunto alla sosta, Fred, il mio secondo compagno di cordata, si sente talmente euforico che non esita un istante: «Troppo bello! Calami, che la rifaccio.»
Granito e hard rock
Che ironia! Sono quasi 40 anni che il monacese Andreas Kubin, che aveva tentato la prima in libera di questa via aperta nel 1973, me l’aveva sconsigliata a causa delle fessure piene di terra e di vegetazione, che aveva trasformato la cordata in ruminanti. Molto più tardi ero venuto a osservarla dall’alto della via ferrata del Diavolo. Allora aveva concluso una volta ancora che non ne valesse la pena. Come ci si può sbagliare!
Occorre forse precisare che l’amore per il granito è un prerequisito per questa via. Kubin lo aveva giustamente fatto notare, paragonando questa roccia all’hard rock: «O lo ami fino all’apoteosi, o lo odi nella maniera più profonda.» Se non posso immaginare un odio per l’hard rock, è pur vero che c’è chi detesta il granito, che offre una scalata reputata monotona. Così, sulle placche ci si ritrova a quattro zampe, pure se talvolta l’esigente posa del piede deve andare di pari passo con una tecnica senza pecche, mentre le altre inclinazioni richiedono uno sforzo fisico considerato faticoso o doloroso.
Finale in apoteosi
Ma torniamo a Zeichen der Freundschaft, dove ci ritroviamo a salire un camino. Ecco uno stile di arrampicata la cui pratica è ormai desueta, ma che diversifica felicemente questa scalata. Bisogna tirar fuori la vecchia tecnica dell’incastro del corpo all’interno di una fessura larga. L’eleganza del bel gesto cede il posto alle spinte serpentine verso l’alto accompagnate da grugniti e raschiature, qua e là un po’ stancanti a causa dello zaino incastrato, il che arricchisce i ricorsi. Alla sosta, Fred, sempre felice, invece di ripetere i due tiri opta per una pausa «cake-biscotti-cioccolata». «Peccato», pensano i due golosi (Jean-Mi e il sottoscritto), «bisognerà spartirsi le leccornie.»
Questa breve pausa si rivela strategica. Infatti, il diedro dell’ultima lunghezza e la sua linea perfetta, un po’ povera di appoggi per i piedi e con un bombé nella parte alta, costituisce il vivo della via. Un ultimo, rude colpo di reni ed ecco la sommità. Il libro dei passaggi rigurgita di elogi meritati e testimonia un’altissima frequentazione. I nostri occhi luccicano, e un immenso sorriso collega le orecchie. Il tempo è splendido. Caldo. I ruggiti infernali del diavolo si sono spenti da tempo. Qualcuno ha parlato di paradiso?
Scheda
Solcata da erti diedri, fessure e pilastri, la Teufelstalwand è punteggiata di vegetazione sulle cenge, ma propone anche delle vie eccezionali e omogenee.
Le vie della Teufelstalwand
In sintesi: da 6b+ a 7c, 250 m, attacco delle vie a circa 1650 m, esposizione S
Descrizione: otto vie percorrono la Teufelstalwand: Florina, 7c (7a+ obl); Laura, 7a (6c); Eternal crack, 7a (6b obl); Alpentraum, 7a (6c obl); una via senza nome né informazioni; Wilde 13, 7b (6c); Zeichen der Freundschaft, 6b+ (6a+ obl); Pissoir du Diable, 6b+ (6a+ obl). Attacco e uscita sommitale comune per Florina e Laura, essenzialmente su blocchetti a incastro. Lo stesso vale anche per Eternal crack, mentre le altre quattro sono bene attrezzate con spit M10.
Zeichen der Freundschaft
In sintesi: 6b+ (6a+ obl), 10 tiri ottimamente attrezzati con spit M10
Itinerario: arrampicata molto variata e insolita per il granito, eminentemente atletica e di continuità lungo fessure e diedri di alta classe. I 6b dei tiri 4 e 5 sono sostenuti, e vanno serbate le forze per il vivo dell’ultima lunghezza, all’uscita della via.
Nota: nel settembre 2010, Claude Lévy, Christoph Linder, Patrick Muhmenthaler e Roger Würsch hanno valorizzato questo itinerario con una pulizia impressionante e la posa di un’attrezzatura di alta qualità nell’intento di rendere onore a Heinz Leuzinger (1940–2007), autore della prima ascensione il 5 giugno 1973 assieme a Carlo Cadenazzi.
Trasferta e accesso: In treno fino a Nätschen, quindi a piedi o in taxi. La strada da Nätschen alle eoliche è soggetta ad autorizzazione (contatto: Korporation Ursern, Rathaus, 6490 Andermatt, +41 41 887 15 39, info@korporation-ursern.ch).
Si segue la strada fino a Tüfelstalboden (ca. 2015 m, parcheggio), proprio prima del terzo tornante. Da qui, T1+ calate. Si scende il sentiero della via ferrata, si passa la bandiera e si raggiunge la scala di uscita della ferrata, quindi si segue un sentiero a destra per 30 m (25 min dal parcheggio; 1 h da Nätschen). Tre calate (marcature rosse, 45 m /40 m/ 35 m), si attraversa il ruscello e si sale ai piedi delle vie. Corde fisse.
Periodo migliore: Da primavera a fine autunno, ma non dopo un periodo di pioggia. Bisogna inoltre diffidare del ruscello, il cui attraversamento può rivelarsi delicato, se non impossibile, in funzione della portata. Attenzione: dall’1.12 al 30.4 l’area situata a S del ruscello è zona di tranquillità con divieto di accesso.
Carte: CN 1 : 25 000, foglio 1231 Urseren; CN 1 : 50 000, foglio 255 Sustenpass
Bibliografia: Claude e Yves Remy, Dreams of Switzerland, Edizioni CAS, Berna 2016; T. Fullin, A. Banholzer, Uri Excellence, Edizioni CAS, Berna 2015; S. Von Känel, Extrem Ost, Filidor, Reichenbach 2013
Alloggi: Andermatt: Gotthard Camping, tel. +41 79 226 30 76, mail@gotthard-camping.ch, www.gotthard-camping.ch, aperto dal 15 maggio al 15 ottobre circa, completo dal 22 al 26 agosto 2018; Hospental: Sust Lodge, tel. +41 41 887 05 02, info@sust.ch, www.sust.ch
Trova la versione originale dell’articolo “Grande Lui senza tempo” di Claude Remy a Le Alpi 7/2018, Club Alpino Svizzero (copyrights: Claude Remy)